mercoledì 25 febbraio 2009

I colori della mia terra

Il Carso è una striscia di terra che circonda Trieste. Vista dal mare, quand'ero bambino, la città sembrava una mano con le dita aperte aggrappata ai declivi che dall'altopiano scendevano verso la costa. Ora, Trieste si estende e si protende fin oltre il ciglio che un tempo, in autunno, rosseggiava di sommacco e donava, nelle giornate di brezze settentrionali, profumi di resina e di terra rossa. Il Carso è una landa rocciosa ricoperta da un sottile strato di questa terra in cui l'erba si abbarbica ed è facile sradicarla. Afferrandone i ciuffi con una mano possiamo strapparla, mettendo a nudo un lembo di questo deserto di pietra che, qua e là ancora emerge, nei campi carreggiati modellati dalla pioggia e scolpiti dal vento. Il Carso si apre in voragini improvvise che sprofondano nel buio, in grotte dove l'acqua che gocciola dalle volte, costruendo fantastiche architetture, compone liquide melodie.
L'autunno esplode di colori che scaldano per l'ultima volta il Carso, prima del gelo invernale. Questa terra sta scomparendo: strade e cemento hanno reso impossibili gli spostamenti degli animali e quelli che osano evadere si perdono spesso in mari d'asfalto tra odori che non riconoscono o vengono travolti dal traffico. Questi sono i colori di quel poco che rimane della mia terra.















































2 commenti:

  1. Il Carso credo davvero sia una terra bella e inquieta. Ancora più bella perché parla di quella Mitteleuropa che per noi che siamo italiani provinciali è così difficile da comprendere. ciao

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