venerdì 16 gennaio 2009

l'elleboro verde

Aprendo la finestra, ogni mattina, il primo respiro gelido mi porta l’intenso profumo del calycanthus. I suoi fiori dal giallo sbiadito passerebbero inosservati, tra le ultime foglie secche ancora appese e la neve ghiacciata, aggrappata ai lunghi e sottili rami ricurvi, se il loro profumo non impregnasse l’aria, confermando la persistenza di questo rigido inverno. Nemmeno la daphne è ancora fiorita, indecisa, con le gemme rigonfie, in attesa. Ma oggi, in giardino, è sbocciato l’elleboro.
Mi ha ricordato un amico di tempi lontani che, nelle frequenti camminate sul Carso, mi mostrava la rigogliosa esuberanza dell’elleboro verde che, tra chiazze di neve e tappeti di foglie marcescenti, esplodeva con le sue foglie dai margini seghettati e il grosso fiore, nel bosco invernale. “E’ l’elleboro verde” diceva. “La prima pianta dell’anno. Bella e velenosa”. Indugiava un attimo, poi guardava il cielo e infine annunciava: “l’inverno è finito, ormai arriva primavera”.
La consapevolezza di due mesi di bora e pioggia gelata non sembrava offuscare quella sua convinzione. Sorridevo e continuavo a camminare nel paesaggio naϊf del mio Carso, poiché non aveva senso discutere quella sua irrevocabile sentenza, ma mi chiedevo dove trovasse tanto ottimismo, mentre affondavo le mani gelate nelle tasche del giaccone.


Dopo quasi quarant’anni ho ricordato che quell’antico amico affrontava sempre tutto con un sorriso, mentre già le prime foglie rosse dell’autunno che, tra l’altro, in questa mia terra potrebbe dar lezioni di pittura al più colorato degli arcobaleni, mi fanno cadere ogni volta ed ogni anno di più, nella malinconia.

Oggi, però, vedendo l’elleboro fiorito, il mio primo pensiero è stato: “l’inverno è finito, arriva la primavera”, pur conscio che ci saranno almeno ancora due mesi di pioggia e di neve e la bora urlerà piegando i pioppi. Perché? Poi ho capito.

Andando incontro ad un futuro, per quanto incerto, con l’anima leggera, accorciamo il tempo che, al contrario, si dilata e rende spinosa anche la malinconia delle brevi attese


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